lunedì 21 settembre 2015

Il settore della gomma

"In un numero crescente di settori, le imprese sostituiscono la manodopera con le macchine, cambiando la natura stessa della produzione industriale.

Uno dei settori più pesantemente condizionati dal re-engineering e dalle nuove tecnologie informatiche è quello della gomma.

Kenney e Florida hanno raccontato le vicende dell'impianto Firestone Tyres di La Vergne, in Tennessee. Secondo un funzionario sindacale, le condizioni dell'impianto erano «talmente misere da rendere difficile credere che vi si potessero effettivamente produrre pneumatici»."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)

venerdì 7 agosto 2015

La riduzione dei "colletti blu"

"La crescente automazione della produzione siderurgica ha fatto perdere il posto di lavoro a migliaia di «colletti blu».

Nel 1980 la United States Steel, la più grande azienda siderurgica integrata in America, occupava 120.000 addetti; nel 1990 produceva più o meno gli stessi volumi con una forza lavoro ridotta a 20.000 uomini.

Si prevede che questi numeri siano destinati a contrarsi ulteriormente nei prossimi dieci o vent'anni, con l'introduzione nel processo produttivo di attività ancora più informatizzate e automatizzate."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)

giovedì 6 agosto 2015

I Mini-Impianti dell'acciaio

"L'occupazione nel settore siderurgico è stata condizionata negativamente anche dall'introduzione dei mini-impianti.

Questi stabilimenti, computerizzati e altamente automatizzati, utilizzano forni ad arco elettrico per convertire rottami d'acciaio in tondini, cavi e barre.

Più economici da gestire dei giganteschi impianti integrati, quelli tascabili producono oggi un terzo dell'acciaio americano."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)

mercoledì 5 agosto 2015

L'industria dell'acciaio si adegua

"Le fortune dell'industria dell'acciaio sono talmente legate a quelle del settore automobilistico che non ci si deve sorprendere nel notare che gli stessi cambiamenti radicali nell'organizzazione e nel processo produttivo che stanno avendo luogo nel settore automobilistico siano in atto anche in quello siderurgico.

L'industria dell'acciaio è il cuore e l'anima del potere industriale.

In Inghilterra, Germania e Stati Uniti, i grandi impianti siderurgici hanno fornito l'infrastruttura materiale per la moderna economia industriale."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)

martedì 4 agosto 2015

Triplicare i profitti con l'automazione

"I costruttori di automobili considerano le tecnologie laborsaving come la carta migliore da giocare al tavolo del contenimento dei costi e del miglioramento  dei margini di redditività.

Nonostante il costo del lavoro pesi per meno del 10-15% sui costi totali, rappresenta una porzione dei ricavi superiore a quella dei profitti ed è facilmente riducibile grazie all'adozione di nuove tecnologie informatiche.

La International Labor Organization delle Nazioni Unite stima che, riducendo il costo del lavoro alla metà, le multinazionali dell'automobile potrebbero triplicare i profitti."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)




lunedì 3 agosto 2015

L'evoluzione della catena di montaggio

"L'evoluzione del concetto di catena di montaggio - elaborato da Ford - è rapido e continuo; oggi sono i giapponesi ad aprire la strada.

Gli esperti del settore prevedono che entro la fine del secolo le fabbriche controllate dalle imprese giapponesi saranno in grado di produrre un'automobile completa in meno di otto ore.

Compressioni dei tempi di produzione significa anche un minor fabbisogno di lavoratori lungo la linea di montaggio."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)

venerdì 31 luglio 2015

L'automazione del settore automobilistico

"Alcuni dei risultati più drammatici del re-engineering e dello spiazzamento tecnologico si stanno verificando nel settore automobilistico.

Come notato in precedenza, il post-fordismo sta rapidamente trasformando l'industria dell'automobile in tutto il mondo; allo stesso tempo, le ristrutturazioni post-fordiste provocano massicci licenziamenti di operai della catena di montaggio.

La fabbricazione di autoveicoli, che è la più grande attività industriale del mondo, produce più di 50 milioni di nuove automobili l'anno; Peter Drucker ha battezzato il settore automobilistico come «l'industria delle industrie»."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)

giovedì 30 luglio 2015

L'inizio della rivoluzione industriale

Fin dall'inizio della rivoluzione industriale, le macchine e altre forme inanimate di energia sono state usate per far crescere la produzione e ridurre il fabbisogno di lavoro per la realizzazione dei prodotti.

Già negli anni Ottanta del XIX secolo, imprese come American Tobacco Company, Quaker Oats, Pillsbury, Diamond Match, Campbell Soup, Procter&Gamble, H.J. Heinz e Eastman Kodak iniziarono a sperimentare in produzione macchine a «processo continuo».

Tali macchine richiedevano la presenza di pochissima manodopera e realizzavano volumi enormi di beni più o meno automaticamente."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)

mercoledì 29 luglio 2015

Il prezzo umano del progresso

"Le recenti innovazioni tecnologiche in agricoltura promettono miglioramenti della produttività e diminuzione del fabbisogno di lavoro a livelli non comparabili con quelli fatti registrare in qualsiasi altra rivoluzione tecnologica nella storia.

Il prezzo umano del progresso economico sarà probabilmente elevatissimo: centinaia di migliaia di agricoltori in tutto il mondo dovranno affrontare la prospettiva di una permanente eliminazione dal processo economico.

La loro marginalizzazione potrebbe condurre, nel corso del prossimo secolo, a rivolgimenti sociali su scala globale e alla riorganizzazione della vita sociale e politica lungo linee radicalmente nuove."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)

martedì 28 luglio 2015

I sistemi informatici "esperti"

"Si stanno sviluppando sistemi esperti anche nel campo dell'allevamento animale.

La University of Minnesota ha elaborato un software per la diagnosi della mastite bovina (un'infezione della mammella): analizzando i dati relativi alle cellule somatiche DHI, il computer può fare valutazioni probabilistiche e definire le appropriate azioni profilattiche.

La stessa università ha anche sviluppato altri sistemi esperti per i bovini da latte, tra i quali uno per l'assistenza nella gestione del letame prodotto.

Altri sistemi sono in grado di assistere gli allevatori su quando procedere alla macellazione dei bovini da carne e sulla gestione di ovini e suini."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)


lunedì 27 luglio 2015

La rivoluzione meccanica, biologica e chimica

"La rivoluzione meccanica, biologica e chimica dell'agricoltura ha messo sulla strada milioni di lavoratori agricoli: tra il 1940 e il 1950 la manodopera impiegata nel settore agricolo è diminuita del 26% e nel decennio seguente ha acutizzato la tendenza negativa, diminuendo più del 35%.

Il declino è stato ancor più drastico negli anni Sessanta, quando il 40% della rimanente forza lavoro occupata in agricoltura è stata sostituita dalle macchine.

Allo stesso tempo, la produttività agricola è aumentata di più negli ultimi cento anni che in qualsiasi altro periodo, a partire dalla rivoluzione neolitica."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)

venerdì 24 luglio 2015

Le nuove tecniche di coltivazione

"La meccanizzazione agricola è andata di pari passo con le nuove tecniche di coltivazione e di allevamento progettate per introdurre varietà e razze più uniformi e facili da manipolare meccanicamente.

Abbiamo già descritto la raccoglitrice meccanica di cotone: le prime si dimostrarono inefficaci poiché la palla di cotone giungeva a maturazione irregolarmente in un periodo che si estendeva per alcune settimane, rendendo difficoltoso il passaggio in campi solo parzialmente maturi.

Infine i botanici riuscirono a selezionare una varietà di cotone nella quale le infiorescenze crescevano più alte sulla pianta e giungevano a maturazione più rapidamente, rendendo per la prima volta applicabile con successo la raccolta meccanizzata."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)


giovedì 23 luglio 2015

Fine dell'agricoltura tradizionale

"Quasi la metà degli esseri umani presenti sul pianeta è dedita ad attività agricole.

Ora, comunque, i nuovi progressi della scienza e dell'informatica minacciano di porre fine all'agricoltura tradizionale entro la metà del prossimo secolo.

I cambiamenti tecnologici nella produzione di cibo lasciano intravedere un mondo senza agricoltori, con conseguenze imprevedibili per 2,4 miliardi di persone che trovano nella terra la propria fonte di sopravvivenza."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)

mercoledì 22 luglio 2015

La fine degli agricoltori?

"La rivoluzione dell'alta tecnologia non viene normalmente associata all'agricoltura, eppure alcuni dei più impressionanti avanzamenti dell'automazione si stanno verificando proprio in questo settore.

Mentre l'attenzione del pubblico, negli ultimi tempi, si è concentrata sugli effetti dello spiazzamento tecnologico nel settore manifatturiero e nel terziario, una rivoluzione tecnologica della stessa portata sta cambiando la natura dell'agricoltura moderna e, nel farlo, solleva serie domande sul futuro del lavoro agricolo in tutti i Paesi del mondo."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)

martedì 21 luglio 2015

Meno lavoratori nelle aziende

"Il re-engineering delle imprese è ancora in fasce e già la disoccupazione sta crescendo, il potere d'acquisto dei consumatori sta scemando e le economie nazionali non si sono ancora riprese dallo shock dell'appiattimento delle burocrazie delle grandi imprese.

Probabilmente tutti questi problemi si acutizzeranno nei prossimi anni quando le aziende, sottoposte a sempre maggiori pressioni dalla concorrenza globale, adotteranno tecnologie più sofisticate per aumentare la produttività e ridurre il ricorso alla risorsa lavoro.

La prospettiva di fattorie, fabbriche, uffici e negozi che producono, commercializzano e vendono beni avendo sempre meno lavoratori in carico non è più un sogno."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)




lunedì 20 luglio 2015

Ridurre il costo del lavoro

"Aziende di tutto il mondo stanno scoprendo infiniti nuovi modi di usare il re-engineering per comprimere i tempi e ridurre il costo del lavoro.

I computer forniscono le informazioni necessarie e l'assistenza per strutturare il coordinamento e il flusso delle attività nel processo economico, riducendo il bisogno di venditori, contabili, trasportatori, magazzinieri, spedizionieri e addetti alla fatturazione.

Le tecnologie informatiche e di telecomunicazione stanno rendendo eliminabili posti di lavoro a tutti i livelli della gerarchia aziendale, ma l'impatto particolarmente duro che hanno sul management intermedio ha sconvolto molti uomini d'impresa."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)

venerdì 17 luglio 2015

Tagliare i costi, migliorare i profitti

"Le aziende di lunga tradizione, che avevano dormito sugli allori negli anni del boom, iniziarono a rendersi conto di doversi confrontare con circostanze completamente nuove.

Di fronte a una concorrenza internazionale sempre più agguerrita e a una crescente competizione interna in ogni settore, le imprese crearono nuove strade per tagliare i costi e migliorare le quote di mercato e i profitti; si rivolsero alle nuove tecnologie informatiche, sperando di riuscire a guadagnare rapidamente in produttività.

Negli anni Ottanta, le imprese americane hanno investito più di 100 miliardi di dollari in information technology."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)

giovedì 16 luglio 2015

Una crisi economica mondiale

"La Terza rivoluzione industriale sta spingendo verso una crisi economica mondiale di proporzioni colossali, con milioni di persone che perdono il posto di lavoro e il livello di potere d'acquisto globale che crolla.

Come negli anni Venti, ci troviamo pericolosamente vicini a una grande depressione, eppure nessuno tra i leader mondiali sembra disponibile a considerare la possibilità che l'economia globale si stia inesorabilmente muovendo verso un mercato del lavoro in contrazione, con profonde conseguenze per la civiltà occidentale."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)

mercoledì 15 luglio 2015

La dinamica dell'automazione

"I sindacati, pur avendo avuto ragione circa il fatto che l'automazione avrebbe provocato i danni maggiori alla forza lavoro meno qualificata, avevano grossolanamente sovrastimato la quantità di posti di lavoro ad alta specializzazione che le nuove tecnologie avrebbero richiesto.

Non riuscirono, in sostanza, ad afferrare la dinamica intrinseca alla rivoluzione dell'automazione: la determinazione maniacale del management delle imprese nel sostituire macchine e lavoratori quando, come e dove possibile e, per questa via, ridurre il costo del lavoro, aumentare il proprio grado di controllo sulla produzione e incrementare i margini di profitto."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)

martedì 14 luglio 2015

Perdita del potere contrattuale

"Abbandonando la questione del controllo sulle tecnologie a favore della richiesta di riqualificazione, il sindacato perse gran parte del proprio effettivo potere contrattuale; se le istanze di controllo fossero rimaste prioritarie, il sindacato avrebbe potuto negoziare contratti collettivi che avrebbero assicurato ai lavoratori una partecipazione ai guadagni di produttività generati dall'automazione.

Accorciamenti dell'orario di lavoro e incrementi salariali avrebbero potuto essere legati agli aumenti di produttività."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)


lunedì 13 luglio 2015

Riconversione e addestramento

"Messo alle corde, il sindacato fece una drastica ritirata, spostando il fulcro delle contrattazioni collettive dall'istanza di un maggiore controllo sulla produzione e sui processi alla richiesta di riqualificazione dei lavoratori.

Alla vigilia della storica transizione dalla meccanizzazione all'automazione della produzione, il movimento sindacale prese la calcolata decisione di spingere per la riconversione e il riaddestramento, credendo che le nuove tecnologie informatiche avrebbero eliminato molti posti di lavoro non qualificati, aumentando nel contempo la domanda di lavoratori specializzati e di tecnici."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)

venerdì 10 luglio 2015

La disoccupazione tecnologica

"Il padre della cibernetica, Norbert Weiner – che forse più di ogni altro essere umano era nella posizione di poter chiaramente percepire le conseguenze di lungo termine delle nuove tecnologie d'automazione – metteva in guardia contro il pericolo di una diffusa e permanente disoccupazione tecnologica scrivendo:

«Se questi cambiamenti nella domanda di lavoro ci si presenteranno in maniera casuale e disorganizzata, potremmo precipitare nella più tragica epoca di disoccupazione che ci sia mai stato dato vedere»."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)

giovedì 9 luglio 2015

Le responsabilità dei sindacati

"La responsabilità del fallimento nel dare una risposta adeguata alla questione della disoccupazione tecnologica deve essere in parte attribuita ai sindacati.

Il movimento sindacale, rappresentante di milioni di lavoratori americani, indugiò eccessivamente sulla questione dell'automazione, solo per risolversi a uno scontro con il management, a detrimento degli interessi dei propri associati."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)

mercoledì 8 luglio 2015

Una Lettera aperta

"Nel marzo 1963, un gruppo di eminenti scienziati, economisti e accademici guidati da J. Robert Oppenheimer, direttore dell'Istituto di studi avanzati presso la Princeton University, fece pubblicare sulle pagine del «New York Times» una lettera aperta al presidente, per metterlo in guardia circa i pericoli dell'automazione per il futuro dell'economia americana e per chiedere un confronto a livello ufficiale sul tema.

La Commissione sulla triplice rivoluzione – che ricavava il proprio nome dall'obiettivo che le era stato posto di analizzare i tre nuovi cambiamenti epocali che stavano avendo luogo nella società: la rivoluzione cibernetica, quella degli armamenti e quella dei diritti umani – sottolineò che le nuove tecnologie cibernetiche stavano mettendo in moto un cambiamento nel rapporto tra reddito e lavoro."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)


lunedì 6 luglio 2015

Segnali d'allarme

Mentre i capi del movimento per i diritti civili, già negli anni Sessanta, iniziarono a lanciare segnali d'allarme per le conseguenze dell'automazione sulla comunità afroamericana, altri ne individuarono le più ampie implicazioni per la società nel suo complesso.

Nei primi anni Sessanta emerse dunque un dibattito nazionale sui probabili effetti dell'automazione sull'economia e sull'occupazione, alimentato, in gran parte, dalla crescente perdita di posti di lavoro nella comunità nera."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)

venerdì 3 luglio 2015

I leader dei diritti civili

"Bisogna sottolineare come non tutti i leader del movimento per i diritti civili siano riusciti a diagnosticare la vera natura del problema.

Molti leader storici delle organizzazioni nere più ortodosse continuavano a percepire il tema della condizione dei neri in termini strettamente politici ed erano convinti che la radice della crisi si trovasse nella discriminazione razziale e che le leggi contro la discriminazione fossero l'unico antidoto possibile.

Alcuni, comunque, interpretarono ciò che stava accadendo nell'economia come un segnale di cambiamenti più radicale nei rapporti tra bianchi e neri, con orribili conseguenze per il futuro dell'America."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)

giovedì 2 luglio 2015

Il padre della cibernetica

"Più di quarant'anni fa, agli albori dell'era del computer, il padre della cibernetica, Norbert Weiner, metteva in guardia sulle probabili conseguenze negative delle nuove tecnologie dell'automazione:
«Ricordiamoci», disse, «che la macchina automatica è l'esatto equivalente economico del lavoro degli schiavi».

Non deve quindi sorprendere che il primo nucleo sociale a subire le devastanti conseguenze della cibernetica sia stata la comunità nera americana.

L'introduzione di macchine automatizzate ha reso possibile la sostituzione di milioni di afroamericani che avevano a lungo faticato alla base della piramide economica – prima come schiavi nelle piantagioni di cotone, poi come mezzadri e fittavoli, e infine come manodopera non qualificata nelle grandi fabbriche del Nord – con forme inanimate e meno costose di lavoro."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)


mercoledì 1 luglio 2015

Due gruppi economici

"La spinta dell'economia verso l'automazione e la riallocazione dei posti di lavoro nel comparto manifatturiero ha diviso la comunità nera in due gruppi economici separati e distinti.

Da un lato, milioni di lavoratori non qualificati e le loro famiglie sono entrati a far parte di quella che gli storici della società definiscono «sottoclasse»: la parte della popolazione permanentemente disoccupata, il cui lavoro non qualificato non è più richiesto e che sopravvive di generazione in generazione grazie alla pubblica assistenza.

Dall'altro, un gruppo più ristretto di professionisti neri appartenenti alla classe media, dipendenti della pubblica amministrazione e generalmente incaricati di gestire i programmi di assistenza alla nuova sottoclasse urbana."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)

martedì 30 giugno 2015

L'eliminazione del "lavoro da negri"

"Negli anni Sessanta, l'introduzione dei computer e delle tecnologie a controllo numerico nelle fabbriche accelerò il processo di spiazzamento tecnologico.

Nelle quattro più grandi città d'America – New York, Chicago, Filadelfia e Detroit, dove i neri costituivano una larga fetta della forza lavoro operaia non qualificata – vennero persi più di un milione di posti di lavoro nell'industria, nella distribuzione e nel commercio al dettaglio.

James Boggs diede voce alle preoccupazioni di molti membri della comunità nera dichiarando: «Informatizzazione significa eliminazione del 'lavoro da negri'".

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)

lunedì 29 giugno 2015

Le prime vittime dell'automazione

"Il numero dei posti di lavoro in attività manifatturiere a Detroit diminuì drasticamente nella metà degli anni Cinquanta, a seguito dell'automazione e della ricollocazione periferica degli stabilimenti.

I lavoratori di colore, che solo pochi anni prima erano stati spiazzati dalla raccoglitrice meccanica di cotone nel Sud agricolo, si ritrovarono ancora una volta a essere le vittime della meccanizzazione.

Negli anni Cinquanta il 25,7% dei dipendenti della Chrysler e il 23% di quelli della General Motors erano afroamericani e, dal momento che appartenevano per la maggior parte alla forza lavoro non qualificata, furono i primi a essere licenziati a causa dell'automazione."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)

venerdì 26 giugno 2015

Le esigenze dell'automazione

"A partire dalla metà degli anni Cinquanta le imprese iniziarono a costruire un numero crescente di impianti produttivi automatizzati nelle nuove aree industriali della periferia urbana.

L'automazione e la ricollocazione periferica degli impianti crearono una crisi di dimensioni tragiche tra i lavoratori neri non qualificati.

I vecchi stabilimenti a più piani collocati nei centri abitati lasciarono il posto a nuove fabbriche su un unico livello, più compatibili con le esigenze delle tecnologie dell'automazione."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)

giovedì 25 giugno 2015

Gli effetti dell'automazione

"Mentre l'automazione si diffondeva a macchia d'olio in tutto il Paese, i suoi effetti cominciavano a farsi sentire sui lavoratori e sulla società.

Il primo gruppo a subirne l'impatto fu quello dei neri.

La storia degli effetti dell'automazione sulla comunità afroamericana è uno degli episodi meno noti, ma più salienti, della storia sociale del XX secolo."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)

mercoledì 24 giugno 2015

La fabbrica senza operai

"La fabbrica senza operai, tanto sognata dai manager, si avvicinò ancora di un passo nei primi anni Sessanta, grazie all'introduzione del computer negli stabilimenti.

Le macchine pensanti erano in grado di gestire una quantità di mansioni assai più grande di quella che avrebbe anche solo potuto essere immaginata da Del Harder, quando, dopo la guerra, concepì l'idea della prima divisione automazione alla Ford Motor Company.

Il nuovo approccio all'automazione informatizzata veniva chiamato «controllo numerico» (N/C)."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)

martedì 23 giugno 2015

L'intelligenza artificiale

"Il termine «intelligenza artificiale» venne coniato in occasione del primo congresso sull'intelligenza artificiale, che si svolse al Dartmouth College nel 1956.

Oggi, quando gli scienziati parlano di intelligenza artificiale, si riferiscono di solito all'«arte di creare macchine che possano eseguire funzioni che richiedono intelligenza quando vengono eseguite da persone».

Sebbene ci sia ragione di disaccordo tra scienziati, filosofi e sociologi su che cosa costituisca «vera» intelligenza – considerata in opposizione alla semplice capacità di computazione – non c'è dubbio che i computer si stiano facendo carico di funzioni di complessità crescente e, nel farlo, stiano modificando in maniera determinante il concetto che abbiamo di noi stessi e della società."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)

lunedì 22 giugno 2015

Le Tre Rivoluzioni Industriali

"Durante la Prima rivoluzione industriale, l'energia prodotta dal vapore venne utilizzata per l'estrazione dei metalli, per la produzione tessile e per la fabbricazione di una vasta gamma di beni che prima di allora erano stati manufatti.
[...]
La Seconda rivoluzione industriale ebbe luogo tra il 1860 e la prima guerra mondiale. Il petrolio iniziò a competere con il carbone e l'elettricità venne efficacemente imbrigliata per la prima volta, creando una nuova fonte di energia per muovere motori, illuminare le città e fornire comunicazione in tempo reale.
[...]
La Terza rivoluzione industriale iniziò a prendere forma immediatamente dopo la seconda guerra mondiale, ma solo ora sta iniziando ad avere un impatto significativo sul modo in cui la società organizza le proprie attività economiche. Macchine automatiche a controllo numerico, computer avanzati e programmi sofisticati stanno invadendo anche quella che è rimasta l'ultima sfera di pertinenza umana: il dominio della mente."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)

venerdì 19 giugno 2015

Le Forze del Mercato

"Oggi, l'ormai centenario sogno di un tecno-paradiso del futuro è a portata di mano.

L'informatica e la rivoluzione delle comunicazioni sembrano in grado di mantenere, entro il prossimo secolo, l'antica promessa di un mondo quasi privo di lavoro.

Ironicamente, quanto più ci sembra di avvicinarci alla fruizione tecnologica del sogno utopistico, tanto più il futuro ci appare distopico e ciò accade perché le forze del mercato continuano a generare produzione e profitto, senza preoccuparsi affatto di procurare tempo libero e piacere supplementare ai milioni di persone il cui lavoro è diventato ridondante."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)


giovedì 18 giugno 2015

Utopia tecnologica?

"Ogni società crea un'immagine idealizzata del futuro, una visione che serve a indirizzare l'immaginazione e le energie dei suoi componenti.

Nell'antichità la nazione ebraica pregava per raggiungere la Terra promessa del latte e del miele; secoli dopo, i preti cristiani sbandierarono la promessa della salvezza eterna nel Regno dei cieli.

Nell'età moderna, l'idea di una futura utopia tecnologica è stata la visione guida della società industriale."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)

mercoledì 17 giugno 2015

La sopravvivenza dei lavoratori

"Oggi molte persone trovano difficile comprendere come il computer e le altre tecnologie introdotte dalla rivoluzione informatica – che avevano sperato fossero in grado di liberarli – possano invece essersi trasformati in un mostro meccanico che deprime i salari, distrugge l'occupazione e minaccia la stessa sopravvivenza di molti lavoratori.

Ai lavoratori americani era stato fatto credere che, diventando sempre più produttivi, sarebbero riusciti a liberarsi dalla schiavitù del lavoro; ora, per la prima volta, si sta dicendo loro che spesso gli aumenti di produttività non provocano aumenti del tempo libero, ma code all'ufficio di collocamento."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)

martedì 16 giugno 2015

La questione fondamentale

"La domanda è se le tecnbologie della Terza rivoluzione industriale esaudiranno il sogno degli economisti di produzione e profitti infiniti o quello della gente di un futuro migliore.

La risposta a questa domanda dipende, in larga misura, da quale di queste due visioni del futuro dell'umanità avrà la capacità di radunare sotto di sé le forze, il talento e la passione delle prossime generazioni.

La visione degli imprenditori ci rinchiude in un mondo fatto di relazioni di mercato e di considerazioni commerciali; la seconda – sostenuta da molti dei più celebri filosofi utopisti – ci condurrà a una nuova era nella quale le forze commerciali del mercato saranno temperate dalle forze solidaristiche di una società illuminata."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)

lunedì 15 giugno 2015

Il Paradiso Tecnologico

"Se gli imprenditori hanno sempre considerato le tecnologie come un mezzo per generare incrementi nella produzione, maggiori profitti e più occupazione, il pubblico ha coltivato un'immagine diversa: quella che un giorno le tecnologie sostituiranno la manodopera e renderanno l'uomo libero in un mondo migliore.

La fonte della loro ispirazione non sono stati gli scritti asciutti e tecnici degli economisti, ma la pletora dei romanzieri e degli scrittori di saggistica popolare che, con le loro vivide descrizioni di un futuro paradiso tecnologico, libero dal lavoro e dalla fatica, hanno agito come un magnete, guidando il pellegrinaggio di intere generazioni verso quello che si credeva fosse il nuovo paradiso terrestre."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)

venerdì 12 giugno 2015

Le innovazioni tecnologiche

"Nonostante si accumulino le prove dell'impatto destabilizzante della nuova rivoluzione delle alte tecnologie, i leader di governo perseverano nel considerare valida la teoria dell'«effetto a cascata della tecnologia», credendo – senza vedere le prove del contrario – che le innovazioni tecnologiche, gli aumenti della produttività e la caduta dei prezzi basteranno a spingere verso l'alto la domanda e a creare più posti di lavoro di quanti se ne stiano perdendo."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)

giovedì 11 giugno 2015

Tagli alla spesa pubblica

"Molta della attuale, febbrile corsa ai tagli nella spesa pubblica e alla diminuzione del deficit è legata alla convinzione che la riduzione del debito serva a far scendere i tassi di interesse, che stimolerebbero la spesa per consumi e per investimenti.

Sebbene sia probabile che tassi d'interesse più contenuti possano stimolare un incremento delle costruzioni di case di abitazione e le vendite di automobili, è altrettanto probabile che vengano compensati dall'aumento della disoccupazione e dalla conseguente contrazione della propensione al consumo provocati in via indiretta dai tagli alla spesa pubblica."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)

mercoledì 10 giugno 2015

Nuove figure professionali

"Il solo nuovo comparto che inizia ad affacciarsi all'orizzonte del nostro sistema economico è quello della conoscenza: un gruppo elitario di settori e di discipline professionali responsabili di spianare la strada alla nuova economia automatizzata ad alta tecnologia del futuro.

Le nuove figure professionali – i cosiddetti analisti di simboli o knowledge workers – provengono dal campo della scienza, della progettazione, del managment, della consulenza, dell'insegnamento accademico, del marketing, dei media e dello spettacolo.

Sebbene il loro numero sia destinato a crescere, rimarrà comunque piccolo a confronto con i milioni di posti di lavoro che verranno resi ridondanti dalle nuove «macchine pensanti»."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)

martedì 9 giugno 2015

"Riassorbire" i senza-lavoro

"Nei primi anni di questo secolo, un settore manifatturiero in crescita esponenziale è stato in grado di assorbire molti dei milioni di salariati agricoli e di coltivatori diretti messi fuori gioco dalla rapida meccanizzazione dell'agricoltura.

Tra la metà degli anni Cinquanta e i primi anni Ottanta, un comparto dei servizi in rapida crescita è riuscito a reimpiegare buona parte dei «colletti blu» spiazzati dall'automazione.

Oggi, al contrario, mentre tutti questi settori sono soggetti a rapide ristrutturazioni e a processi di automazione spinta, non se ne è sviluppato alcuno «significativo» in termini occupazionali, in grado cioè di assorbire i milioni di senza-lavoro."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)

lunedì 8 giugno 2015

Nuovi mercati più lavoro?

"In ogni caso, gli sforzi che le imprese stanno compiendo per creare nuovi mercati hanno ottenuto solo successi marginali, per la semplice ragione che le stesse forze economiche che stanno agendo in America condizionano gran parte dell'economia mondiale.

In Europa, in Giappone e in un numero crescente di Paesi in via di sviluppo, il re-engineering e l'automazione stanno sostituendo la manodopera a un ritmo in progressiva accelerazione, facendo allo stesso tempo contrarre la domanda interna in quegli stessi Paesi."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)

venerdì 5 giugno 2015

Più o meno occupazione?

"Nel mondo delle imprese sono in molti a riconoscere che una parte delle innovazioni e dei settori ad alta tecnologia crea meno occupazione di quanto ne distrugga.

Ciò nonostante, continuano a credere che le perdite di domanda sul mercato interno vengano compensate dall'incremento della domanda estera e dall'apertura di nuovi mercati.

Oggi le imprese multinazionali sono impegnate in una dura battaglia per l'abbattimento delle barriere al commercio internazionale e si stanno spingendo in regioni vergini alla ricerca di nuovi mercati per i crescenti volumi di beni e servizi prodotti."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)

giovedì 4 giugno 2015

Gli "ottimisti tecnologici"

"Lo sviluppo delle tecnologie informatiche e delle telecomunicazioni minaccia di distruggere decine di milioni di posti di lavoro nei prossimi anni e di far declinare costantemente l'importanza della manodopera in molti settori e in molte categorie professionali.

Gli «ottimisti tecnologici» ribattono che i nuovi prodotti e servizi di alta tecnologia creeranno nuova occupazione e mettono l'accento sul fatto che, nei primi anni di questo secolo, l'automobile ha reso obsoleti carri e cavalli, ma ha generato milioni di nuovi posti di lavoro."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)

mercoledì 3 giugno 2015

La debolezza del sistema industriale

"Nonostante i molti nuovi piani statali avviati negli Stati Uniti e negli altri Paesi nel corso degli anni Trenta, la debolezza endemica del sistema industriale – che aveva prodotto, in prima istanza, una crisi economica di proporzioni planetarie – continuò a condizionare la comunità economica internazionale.

Solo la guerra riuscì a salvare l'economia americana.

Entro un anno dall'entrata in guerra degli Stati Uniti, la spesa pubblica decollò da 16.900 miliardi di dollari a 51.900."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004) 

lunedì 1 giugno 2015

Il successo "parziale" del New Deal

"Anche a voler essere generosi, il New Deal ebbe solo un successo parziale.

Nel 1940, la disoccupazione negli Stati Uniti era ancora intorno al 15% e, sebbene il tasso fosse assai mano elevato che nel 1933 – quando aveva raggiunto un massimo del 24,9% – l'economia non era ancora uscita dalla depressione.

Comunque i molti programmi di riforma voluti da Roosevelt definirono un ruolo nuovo per il governo federale: un ruolo che si è profondamente radicato nel settore pubblico."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)

venerdì 29 maggio 2015

Il New Deal di Roosevelt

"Pochi mesi dopo essere stato eletto all'incarico, il presidente Franklin Delano Roosevelt mise in atto il primo di una serie di progetti legislativi per rimettere in piedi l'economia americana.

Il National Industrial Recovery Act (NIRA) del 1933 impegnò il Paese in un programma esteso di opere pubbliche per una spesa di miliardi di dollari.

Nel presentarlo agli americani, Roosevelt chiarì che «il nostro primo scopo è la creazione, in tempi brevissimi, di occupazione»."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004) 


giovedì 28 maggio 2015

Roosevelt blocca la "Legge Black"

"Roosevelt convinse la Commissione regolamenti della Camera a bocciare la «legge Black-Connery» in cambio dell'approvazione del National Industrial Recovery Act (NIRA), che permetteva al governo di stabilire la durata della settimana lavorativa in settori specifici.

Tanto il Congresso quanto le organizzazioni sindacali capitolarono, in buona parte perché la legislazione NIRA conferiva ai sindacati il potere di rappresentanza e apriva la strada alla contrattazione collettiva con le imprese, una richiesta che i rappresentanti dei lavoratori avevano a lungo sostenuto presso il legislatore federale."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)

mercoledì 27 maggio 2015

La proposta di legge Black

"Il 31 dicembre 1932, il senatore dell'Alabama Hugo L. Black presentò al Senato degli Stati Uniti una proposta di legge per rendere obbligatoria la settimana lavorativa di 30 ore, che veniva definita come «l'unico metodo praticabile e possibile per gestire la disoccupazione».

Black si rivolse alla nazione attraverso la radio, chiedendo al popolo americano di sostenere la «legge delle 30 ore».

Egli prevedeva che l'approvazione del provvedimento avrebbe portato all'immediato riassorbimento di 6,5 milioni di disoccupati nel sistema produttivo e avrebbe rappresentato un beneficio per le imprese, incrementando il potere d'acquisto di milioni di nuovi assunti."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)

martedì 26 maggio 2015

La settimana "corta"

"Il 20 luglio 1932, il consiglio direttivo della AFL [American Federation of Labor], riunitosi ad Atlantic City, stilò la bozza di una dichiarazione che faceva richiesta al presidente Hoover di indire una tavola rotonda tra i leader delle organizzazioni imprenditoriali e i sindacati, con lo scopo di avviare il progetto della settimana lavorativa di trenta ore, per «creare nuove opportunità di lavoro per milioni di donne e di uomini che versano in condizioni di disagio».

Con l'ansia di stimolare il potere d'acquisto dei consumatori e non vedendo altre praticabili vie d'uscita, molti manager e imprenditori aderirono – riluttanti – alla campagna per la riduzione dell'orario."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)

lunedì 25 maggio 2015

Meno ore lavorative

"Nel 1932, le organizzazioni dei lavoratori avevano già spostato l'accento dell'argomentazione a sostegno della riduzione d'orario dalla qualità della vita alla giustizia economica.

I leader sindacali vedevano la disoccupazione tecnologica come «il naturale risultato dell'aumentata efficienza, dei surplus economici e della limitatezza dei mercati».

Sostenevano che, se la nazione voleva evitare una disoccupazione diffusa e permanente, era necessario che la comunità degli affari condividesse con i lavoratori i benefici che discendevano dalla maggiore produttività, attraverso la riduzione delle ore lavorative."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)

venerdì 22 maggio 2015

Una via d'uscita!

"Nel corso degli anni Trenta molti economisti ortodossi ipotizzarono che l'aumentata efficienza e la crescente produttività, generata dalle tecnologie laborsaving, stavano solo esacerbando la crisi economica di tutte le nazioni industriali.

Sindacalisti, manager, economisti e funzionari governativi iniziarono a cercare una via d'uscita per quella che molti ormai consideravano la «vera» contraddizione del capitalismo.

Le organizzazioni dei lavoratori cominciarono a fare pressioni a livello politico per la riduzione dell'orario di lavoro come equa soluzione alla crisi, rivendicando per i lavoratori il diritto a partecipare ai guadagni generati dall'aumento di produttività."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)

giovedì 21 maggio 2015

I nuovi concetti del marketing

"I nuovi concetti del marketing e della pubblicità, che avevano lentamente guadagnato terreno nei decenni precedenti, negli anni Venti riuscirono a decollare come riflesso della crescente determinazione delle imprese a vuotare i magazzini e aumentare il ritmo dei consumi per poter sfruttare la sempre crescente produttività.

I marchi, che un tempo erano una stranezza, divennero una figura permanente dell'economia americana: dopo la guerra civile, il solo prodotto di marca che si poteva vedere sugli scaffali dell'emporio di ogni città o villaggio era il cioccolato Baker; ancora agli inizi del Novecento, la maggior parte dei negozi vendeva generi come lo zucchero, l'aceto, la farina, i chiodi e le spille sciolti e senza marchio, da botti o barili."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)

mercoledì 20 maggio 2015

La cultura del consumatore

"Negli anni Venti emerse un nuovo campo di analisi della teoria economica, l'«economia del consumo», e un numero crescente di economisti dedicò i propri sforzi intellettuali al comportamento del consumatore.

Il marketing, che fino a quel momento aveva occupato un ruolo periferico nelle attività aziendali, assunse una nuova importanza.

Nello spazio di una notte, la cultura della produzione venne sostituita dalla cultura del consumatore.

Il nuovo interesse per il marketing rifletteva una crescente consapevolezza, da parte del mondo delle imprese, dell'importanza cruciale del consumatore per la sopravvivenza dell'economia."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)

venerdì 15 maggio 2015

Il consumo di massa

"Il fenomeno del consumo di massa non è stato spontaneo, e non è neppure un inevitabile sottoprodotto dell'insaziabilità della natura umana.

È invece abbastanza vero il contrario.

Gli economisti attivi nei primi anni del secolo hanno notato che la maggior parte dei lavoratori era paga di guadagnare un reddito appena sufficiente per soddisfare i bisogni primari e per concedersi qualche piccolo lusso; una volta raggiunto questo livello di reddito, preferivano incrementare il tempo libero, invece di aggiungere altre ore alla giornata lavorativa per ottenere reddito extra."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)


giovedì 14 maggio 2015

La fine dei consumatori?

"Marx era convinto che il continuo sforzo dei produttori per sostituire il lavoro umano con quello delle macchine si sarebbe dimostrato, alla fine, autolesionista.

Elimininando direttamente il lavoro umano dal processo di produzione e creando un esercito di riserva di disoccupati – la cui pressione sui salari contribuisce alla riduzione del costo del lavoro – il capitalista scava la propria fossa, dal momento che riduce progressivamente il numero di consumatori che detengono un potere d'acquisto sufficiente a sostenere la domanda dei beni che produce."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)

mercoledì 13 maggio 2015

La sostituzione dei lavoratori

"L'idea che l'innovazione tecnologica inneschi una spirale perpetua di crescita e occupazione ha incontrato, nel corso della sua storia, alcuni oppositori determinati.

Nel primo volume del Capitale, pubblicato nel 1867, Karl Marx argomentava che i produttori tentano continuamente di ridurre il costo del lavoro e di guadagnare un maggior controllo sui mezzi di produzione attraverso la sostituzione dei lavoratori con le macchine in ogni situazione che lo consenta.

Il capitalista trae profitto non solo dalla maggior produttività, dal contenimento dei costi e dal maggior controllo sull'ambiente di lavoro, ma anche – in via indiretta – dalla creazione di una numerosa armata di riserva di disoccupati, la cui forza lavoro sia immediatamente sfruttabile in altri comparti dell'economia."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)

martedì 12 maggio 2015

L'"effetto a cascata" della tecnologia

"Il concetto che gli incommensurabili benefici indotti dall'avanzamento della tecnologia e dall'aumento della produttività riescano a diffondersi fino alla massa dei lavoratori in forma di prezzi inferiori, maggior potere d'acquisto e più occupazione costituisce essenzialmente una teoria dell'«effetto a cascata» della tecnologia.

Mentre i tecnologi, gli economisti e gli uomini d'impresa usano raramente il termine «cascata» per descrivere l'impatto dell'innovazione sui mercati e sull'occupazione, i loro presupposti filosofici sono un chiaro segnale dell'implicita accettazione di questo principio."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)

lunedì 11 maggio 2015

Un falso mito

"Per più di un secolo, gli economisti hanno convenzionalmente accettato come un dato di fatto la teoria che afferma che le nuove tecnologie fanno esplodere la produttività, abbassano i costi di produzione e fanno aumentare l'offerta di beni a buon mercato; questo, in conseguenza, migliora il potere d'acquisto, espande i mercati e genera più occupazione.

Tale assunto ha fornito il supporto razionale sul quale si sono fondate le politiche economiche di tutte le nazioni industrializzate.

Questa logica sta oggi conducendo a livelli mai registrati finora di disoccupazione tecnologica, a un declino apparentemente inarrestabile del potere d'acquisto e allo spettro di una recessione globale di incalcolabile grandezza e durata."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)


venerdì 8 maggio 2015

Un domani migliore?

"Oggi, intorno a noi, assistiamo all'applicazione di tecnologie avanzatissime, capaci di eseguire compiti straordinari.

Siamo stati portati a credere che le meraviglie della tecnologia moderna rappresentino la nostra salvezza.

Milioni di persone hanno riposto le proprie speranze di un domani migliore nel potenziale liberatorio della rivoluzione informatica.

Eppure, le fortune economiche della maggior parte dei lavoratori continuano a deteriorarsi, mettendo in imbarazzo i seguaci dei guru della tecnologia."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)


giovedì 7 maggio 2015

Un principio di equità

"Una distribuzione ispirata a principi di giustizia ed equità prevederebbe una diminuzione dell'orario lavorativo in tutto il mondo e uno sforzo concertato dei governi centrali per fornire alternative di occupazione nel «terzo settore» – l'economia sociale – agli individui espulsi dal mercato del lavoro.

Se, invece, i guadagni di produttività realizzati grazie alle alte tecnologie non venissero condivisi – ma utilizzati prevalentemente per incrementare i profitti d'impresa, a esclusivo beneficio degli azionisti, dei top manager e dell'emergente élite dei knowledge workers – ci sono ampie probabilità che la crescente spaccatura tra ricchi e poveri conduca sollevazioni sociali su scala mondiale."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)

martedì 5 maggio 2015

Liberi dal lavoro!

"La rivoluzione dell'alta tecnologia può significare meno ore di lavoro o più benefici per milioni di persone.

Per la prima volta, nella storia moderna, un gran numero di individui potrebbe essere liberato dalla necessità di trascorrere molte ore della propria giornata sul posto di lavoro, a favore di attività più piacevoli.

D'altra parte le stesse forze possono condurre alla disoccupazione di massa e alla depressione globale.

Il fatto che questo futuro sia utopico o distopico dipende, in larga misura, da come verranno ripartiti i guadagni conseguiti grazie alla maggior produttività."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)

La paura e la rabbia!

"In Europa la paura della disoccupazione crea un diffuso disagio sociale ed è la fonte della resurrezione dei movimenti politici neofascisti.

Le paure e la rabbia degli elettori hanno preso corpo nelle urne, facendo la fortuna dei partiti di estrema destra in Germania, Italia e Russia.

In Giappone la preoccupazione diffusa della disoccupazione sta spingendo i principali partiti ad attribuire, nei propri programmi politici, una sempre maggiore importanza alla questione lavoro, per la prima volta da decenni."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)

lunedì 4 maggio 2015

Una trasformazione radicale

"La maggior parte dei lavoratori si sente assolutamente impreparata ad affrontare la radicale trasformazione in corso.

Pare che l'attuale ondata di innovazioni tecnologiche e di ristrutturazioni aziendali sia giunta inattesa.

Improvvisamente, in tutto il mondo, uomini e donne hanno iniziato a domandarsi se esista – per loro – un ruolo nel nuovo futuro che sta prendendo forma nell'economia globale.

Lavoratori con anni di esperienza, istruzione e competenze tecniche si trovano ad affrontare la concreta prospettiva di diventare inutili a causa delle nuove forze dell'automazione e dell'informatica."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)

giovedì 30 aprile 2015

Un mondo senza lavoro!

"Per alcuni – soprattutto scienziati, progettisti e imprenditori – un mondo senza lavoro segnerà l'inizio di una nuova era nella quale gli esseri umani saranno liberati, nel lungo periodo, dalla fatica fisica e dalla ripetizione compulsiva di gesti automatici.

Per altri la società senza lavoro lascia trasparire l'immagine di un futuro desolato di disoccupazione di massa e di impoverimento globale, caratterizzato da crescente disagio e disordine sociale.

Su un solo punto entrambe le parti concordano: stiamo, in effetti, entrando in una nuova epoca storica, nella quale le macchine sostituiscono progressivamente gli esseri umani nei processi di fabbricazione e di movimentazione delle merci e nella fornitura di servizi."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)

mercoledì 29 aprile 2015

Le preoccupazioni dei manager

"Quando la prima ondata di automazione colpì il settore industriale, a cavallo tra gli anni Cinquanta e Sessanta, i leader sindacali, gli attivisti dei diritti civili e molti sociologi furono rapidi nel suonare l'allarme.

Le loro preoccupazioni, comunque, non erano molto condivise dagli uomini d'impresa dell'epoca, che continuavano a credere che l'aumento della produttività generato dalle nuove tecnologie di automazione avrebbe stimolato la crescita economica e favorito l'occupazione e la crescita del potere d'acquisto.

Oggi, al contrario, un numero ridotto ma crescente di manager inizia a preoccuparsi di dove ci porterà la rivoluzione tecnologica."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)

martedì 28 aprile 2015

Tecnologia contro forza lavoro?

"Il punto che deve essere enfatizzato è che, anche ammettendo oscillazioni positive nel breve periodo, la tendenza di lungo periodo indica tassi sempre più elevati di disoccupazione.

L'introduzione di tecnologie sempre più sofisticate, con i conseguenti guadagni in termini di produttività, comporta che l'economia globale riesca a produrre sempre più beni e servizi impiegando una porzione sempre minore della forza lavoro disponibile."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)

lunedì 27 aprile 2015

Una disoccupazione... "accettabile"

"L'attuale ondata di tagli occupazionali acquisisce un maggior significato politico alla luce della tendenza manifestata dagli economisti di rivedere continuamente verso l'alto il livello di disoccupazione «accettabile» nell'ambito di un sistema economico.

Come accade con molti aspetti della vita, correggiamo le nostre aspettative per il futuro sulla base della contingenza attuale.

Nel caso del lavoro, gli economisti hanno iniziato un pericoloso gioco di adattamento ai dati sempre crescenti sulla disoccupazione, nascondendo sotto il tappeto le implicazioni di una curva storica che sta conducendo inesorabilmente a un mondo con sempre meno lavoratori."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)

venerdì 24 aprile 2015

Il mito della piccola impresa

"David Birch, un ricercatore del MIT, è stato tra i primi a suggerire che la crescita economica nell'epoca dell'alta tecnologia sia trainata dalle piccole imprese: quelle con meno di 100 dipendenti.

Birch giunge a ipotizzare che più dell'88% dei nuovi posti di lavoro venga creato nelle piccole imprese, molte delle quali si collocano sulla linea di frontiera della nuova rivoluzione tecnologica.

I dati delle sue analisi sono stati molto citati dagli economisti conservatori durante l'era Reagan-Bush come una dimostrazione del fatto che le innovazioni tecnologiche stavano creando tanti posti di lavoro quanti ne distruggevano.

Studi più recenti hanno messo in discussione il mito della piccola impresa come potente motore di crescita dell'occupazione nell'era dell'alta tecnonolgia."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)

giovedì 23 aprile 2015

Le speranze disattese

"Mentre l'operaio dell'industria viene espulso dal processo economico, molti economisti e molti politici continuano a nutrire speranze nella capacità del terziario e del lavoro impiegatizio di assorbire la disoccupazione.

Queste speranze saranno facilmente disattese.

L'automazione e il re-engineering stanno già manifestando i propri effetti anche in una vasta gamma di attività collegate ai servizi.

Le nuove «macchine pensanti» sono capaci di eseguire molte delle mansioni intellettuali che oggi vengono svolte dagli esseri umani, con il vantaggio della maggior velocità."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)

mercoledì 22 aprile 2015

La rivoluzione del computer!

"Non esiste settore nel quale la rivoluzione del computer e il re-engineering abbiano avuto un effetto più evidente che in quello industriale.

Centoquarantasette anni dopo che Karl Marx ha invitato i lavoratori del mondo a unirsi, Jacques Attali — ministro e consulente del presidente francese François Mitterand — ha proclamato fiduciosamente la fine dell'era del lavoratore.

«Le macchine sono il nuovo proletariato», ha dichiarato Attali. «La classe lavoratrice è stata liberata»."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)

martedì 21 aprile 2015

Impresa & Profitto

"Presa nei lacci della competizione globale e della crescita del costo del lavoro, l'impresa multinazionale sembra decisa ad accelerare la transizione del lavoro umano al suo surrogato meccanico-elettronico.

Tale ardore rivoluzionario è stato stimolato, negli ultimi tempi, da indifferibili questioni legate al profitto.

In Europa, dove il costo del lavoro viene considerato la causa della stagnazione dell'economia e della perdita di competitività sui mercati mondiali, le imprese stanno accelerando il ritmo di sostituzione dei lavoratori con nuove tecnologie informatiche e di telecomunicazione."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)

lunedì 20 aprile 2015

La cultura delle macchine

Dal momento che le attuali analisi dimostrano che meno del 5% delle imprese, a livello mondiale, ha iniziato ad adattarsi alla nuova cultura delle macchine, sembra quasi inevitabile che, nei prossimi decenni, si debba far fronte a una disoccupazione di massa di proporzioni mai viste finora.

Riflettendo sul significato della transizione in atto, il Nobel per l'economia Wassily Leontief ha messo in guardia sulle conseguenze dell'adozione di computer sempre più sofisticati:

«Il ruolo degli esseri umani come fattore più importante del processo produttivo è destinato a diminuire nella stessa misura in cui, nel settore agricolo, quello del cavallo è prima diminuito, poi completamente scomparso, in seguito all'adozione massiccia del trattore»."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)

venerdì 17 aprile 2015

Lavoro e Automazione

"Mentre le prime innovazioni industriali sostituivano l'energia fisica della forza lavoro, rimpiazzando corpi e muscoli con macchine, le nuove tecnologie fondate sui computer promettono la sostituzione della mente umana: macchine pensanti al posto di esseri umani in tutti gli aspetti dell'attività economica.

Le implicazioni sono profonde e di ampia portata.

Tanto per cominciare, più del 75% della forza lavoro occupata nella maggior parte delle nazioni industrializzate svolge funzioni ripetitive semplici.

Macchine automatizzate, robot e computer sempre più sofisticati possono eseguire molte, se non la maggior parte, di tali mansioni."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)

giovedì 16 aprile 2015

La parola d'ordine: re-engineering!

"Le schiere dei disoccupati e dei sottoccupati crescono quotidianamente in Nord America, in Europa e in Giappone.

Anche le nazioni in via di sviluppo stanno affrontando una crescente disoccupazione tecnologica, dal momento che le imprese multinazionali stanno ammodernando i propri stabilimenti in tutto il mondo, eliminando milioni di lavoratori non qualificati, che non possono più competere con i costi, la qualità e la velocità di consegna raggiunte dalla produzione automatizzata.

In un numero sempre crescente di Paesi, i giornali si riempiono di articoli che parlano di produzione leggera, re-engineering, qualità totale, post-fordismo, decruiting e downsizing."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)

mercoledì 15 aprile 2015

La Grande Illusione

"I dirigenti delle grandi imprese e gli economisti ortodossi ci assicurano che l'aumento del tasso di disoccupazione rappresenta un «aggiustamento» di breve termine alle potenti forze create dal mercato che stanno spingendo l'economia mondiale verso la Terza rivoluzione industriale, con le sue promesse di un nuovo, eccitante mondo di produzioni automatizzate ad alta tecnologia, di intensi scambi internazionali e di abbondanza senza precedenti di beni materiali.

Milioni di lavoratori restano scettici.

Ogni giorno un numero sempre maggiore di dipendendenti scopre ormai di essere fuori dal gioco; ogni giorno, negli uffici e nelle fabbriche di tutto il mondo, la gente aspetta e prega, piena di paure, sperando di essere riuscita a scamparla ancora una volta."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)

martedì 14 aprile 2015

La Terza Rivoluzione Industriale

"La Terza rivoluzione industriale è, mel bene e nel male, un evento con cui fare i conti.

Le nuove tecnologie dell'informazione e delle telecomunicazioni hanno il potenziale per liberare, come per destabilizzare, la società nel prossimo secolo.

Se riusciranno a liberarci, offrendoci una vita più piacevole, o se provocheranno una massiccia disoccupazione e una potenziale deprerssione mondiale, dipenderà in larga parte da come ogni singola nazione risponderà alla questione degli incrementi di produttività."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)

lunedì 13 aprile 2015

Lo Spiazzamento tecnologico

"Nel passato, quando le tecnologie si sostituivano ai lavoratori in un determinato campo, sono sempre emersi nuovi settori ad assorbire quella parte di forza lavoro diventata eccedente.

Oggi, i tre tradizionali comparti dell'economia - agricoltura, industria e servizi - stanno vivendo uno spiazzamento tecnologico che spinge milioni di persone nelle liste di disoccupazione.

L'unico nuovo settore che sta emergendo da questo processo è quello della conoscenza - il knowledge sector - costituito da una piccola élite di imprenditori, scienziati, tecnici, programmatori di computer, insegnanti e consulenti.

Sebbene sia in crescita, non ci si aspetta che tale ambito possa assorbire più di una minima frazione delle centinaia di milioni di individui che verranno espulsi dal mercato del lavoro nei prossimi decenni a causa dei rivoluzionari processi delle scienze dell'informazione e della comunicazione."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)

venerdì 10 aprile 2015

Un Mercato sempre più competitivo

"Non passa giorno senza che una multinazionale dichiari al pubblico di essere diventata più competitiva a livello globale e che i suoi profitti sono in aumento costante annunciando, allo stesso tempo, licenziamenti in massa.

Nel solo mese di gennaio 1994, le grandi imprese americane hanno eliminato più di 108.000 posti di lavoro.

La maggior parte dei tagli si verifica nel comparto dei servizi, dove le ristrutturazioni aziendali e l'introduzione di nuove tecnologie laborsaving causano più che altrove incrementi nella produttività, aumento dei profitti e minori opportunità di occupazione."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)

giovedì 9 aprile 2015

L'Era dell'Informazione

"L'era dell'informazione è iniziata.

Negli anni che ci attendono, tecnologie software sempre più sofisticate porteranno la nostra civiltà sempre più vicina al mito di un mondo senza lavoratori.

Nei comparti agricolo, manifatturiero e dei servizi, le macchine si sostituiscono al lavoro umano e rendono prevedibile l'avvento di un'economia di produzione quasi completamente automatizzata entro la metà del XXI secolo.

La massiccia sostituzione degli uomini con le macchine costringerà ogni nazione a ripensare il ruolo della persona nel processo sociale."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)

mercoledì 8 aprile 2015

La Disoccupazione in crescita

"Oggi, su scala globale, la disoccupazione ha raggiunto il livello più elevato dai tempi della Grande Depressione degli anni Trenta.

Nel mondo, più di 800 milioni di persone sono disoccupate o sottoccupate.

Questo numero è probabilmente destinato ad aumentare ulteriormente negli anni che ci separano dall'inizio del nuovo millennio, poiché milioni di individui si affacceranno per la prima volta sul mercato del lavoro per ritrovarsi senza alcuna possibilità di occupazione e molte saranno le vittime di una innovazione tecnologica che sostituisce sempre più velocemente il lavoro umano con le macchine in quasi tutti i settori dell'economia globale."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)

martedì 7 aprile 2015

I ricchi sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri

"La ricchezza globale si sta sempre più concentrando nelle mani di una ristretta elite di ricchi individui che hanno generato e sostenuto i loro ingenti averi grazie ad interessi ed attività in alcuni importanti settori economici, tra i quali la finanza e il settore farmaceutico e sanitario.

Le imprese appartenenti a questi settori spendono milioni di dollari all’anno per attività di lobby volte a favorire un ambiente politico che possa proteggere e rafforzare ulteriormente i loro interessi.

Le più fruttuose attività di lobby negli Stati Uniti riguardano il bilancio e il fisco, ovvero gli ambiti di gestione delle risorse pubbliche che dovrebbero essere indirizzate a beneficio dell’intera popolazione, piuttosto che rispondere ad interessi di potenti lobby."

Vedi il Rapporto Oxfam "Grandi disuguaglianze crescono" - gennaio 2015