giovedì 30 aprile 2015

Un mondo senza lavoro!

"Per alcuni – soprattutto scienziati, progettisti e imprenditori – un mondo senza lavoro segnerà l'inizio di una nuova era nella quale gli esseri umani saranno liberati, nel lungo periodo, dalla fatica fisica e dalla ripetizione compulsiva di gesti automatici.

Per altri la società senza lavoro lascia trasparire l'immagine di un futuro desolato di disoccupazione di massa e di impoverimento globale, caratterizzato da crescente disagio e disordine sociale.

Su un solo punto entrambe le parti concordano: stiamo, in effetti, entrando in una nuova epoca storica, nella quale le macchine sostituiscono progressivamente gli esseri umani nei processi di fabbricazione e di movimentazione delle merci e nella fornitura di servizi."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)

mercoledì 29 aprile 2015

Le preoccupazioni dei manager

"Quando la prima ondata di automazione colpì il settore industriale, a cavallo tra gli anni Cinquanta e Sessanta, i leader sindacali, gli attivisti dei diritti civili e molti sociologi furono rapidi nel suonare l'allarme.

Le loro preoccupazioni, comunque, non erano molto condivise dagli uomini d'impresa dell'epoca, che continuavano a credere che l'aumento della produttività generato dalle nuove tecnologie di automazione avrebbe stimolato la crescita economica e favorito l'occupazione e la crescita del potere d'acquisto.

Oggi, al contrario, un numero ridotto ma crescente di manager inizia a preoccuparsi di dove ci porterà la rivoluzione tecnologica."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)

martedì 28 aprile 2015

Tecnologia contro forza lavoro?

"Il punto che deve essere enfatizzato è che, anche ammettendo oscillazioni positive nel breve periodo, la tendenza di lungo periodo indica tassi sempre più elevati di disoccupazione.

L'introduzione di tecnologie sempre più sofisticate, con i conseguenti guadagni in termini di produttività, comporta che l'economia globale riesca a produrre sempre più beni e servizi impiegando una porzione sempre minore della forza lavoro disponibile."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)

lunedì 27 aprile 2015

Una disoccupazione... "accettabile"

"L'attuale ondata di tagli occupazionali acquisisce un maggior significato politico alla luce della tendenza manifestata dagli economisti di rivedere continuamente verso l'alto il livello di disoccupazione «accettabile» nell'ambito di un sistema economico.

Come accade con molti aspetti della vita, correggiamo le nostre aspettative per il futuro sulla base della contingenza attuale.

Nel caso del lavoro, gli economisti hanno iniziato un pericoloso gioco di adattamento ai dati sempre crescenti sulla disoccupazione, nascondendo sotto il tappeto le implicazioni di una curva storica che sta conducendo inesorabilmente a un mondo con sempre meno lavoratori."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)

venerdì 24 aprile 2015

Il mito della piccola impresa

"David Birch, un ricercatore del MIT, è stato tra i primi a suggerire che la crescita economica nell'epoca dell'alta tecnologia sia trainata dalle piccole imprese: quelle con meno di 100 dipendenti.

Birch giunge a ipotizzare che più dell'88% dei nuovi posti di lavoro venga creato nelle piccole imprese, molte delle quali si collocano sulla linea di frontiera della nuova rivoluzione tecnologica.

I dati delle sue analisi sono stati molto citati dagli economisti conservatori durante l'era Reagan-Bush come una dimostrazione del fatto che le innovazioni tecnologiche stavano creando tanti posti di lavoro quanti ne distruggevano.

Studi più recenti hanno messo in discussione il mito della piccola impresa come potente motore di crescita dell'occupazione nell'era dell'alta tecnonolgia."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)

giovedì 23 aprile 2015

Le speranze disattese

"Mentre l'operaio dell'industria viene espulso dal processo economico, molti economisti e molti politici continuano a nutrire speranze nella capacità del terziario e del lavoro impiegatizio di assorbire la disoccupazione.

Queste speranze saranno facilmente disattese.

L'automazione e il re-engineering stanno già manifestando i propri effetti anche in una vasta gamma di attività collegate ai servizi.

Le nuove «macchine pensanti» sono capaci di eseguire molte delle mansioni intellettuali che oggi vengono svolte dagli esseri umani, con il vantaggio della maggior velocità."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)

mercoledì 22 aprile 2015

La rivoluzione del computer!

"Non esiste settore nel quale la rivoluzione del computer e il re-engineering abbiano avuto un effetto più evidente che in quello industriale.

Centoquarantasette anni dopo che Karl Marx ha invitato i lavoratori del mondo a unirsi, Jacques Attali — ministro e consulente del presidente francese François Mitterand — ha proclamato fiduciosamente la fine dell'era del lavoratore.

«Le macchine sono il nuovo proletariato», ha dichiarato Attali. «La classe lavoratrice è stata liberata»."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)

martedì 21 aprile 2015

Impresa & Profitto

"Presa nei lacci della competizione globale e della crescita del costo del lavoro, l'impresa multinazionale sembra decisa ad accelerare la transizione del lavoro umano al suo surrogato meccanico-elettronico.

Tale ardore rivoluzionario è stato stimolato, negli ultimi tempi, da indifferibili questioni legate al profitto.

In Europa, dove il costo del lavoro viene considerato la causa della stagnazione dell'economia e della perdita di competitività sui mercati mondiali, le imprese stanno accelerando il ritmo di sostituzione dei lavoratori con nuove tecnologie informatiche e di telecomunicazione."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)

lunedì 20 aprile 2015

La cultura delle macchine

Dal momento che le attuali analisi dimostrano che meno del 5% delle imprese, a livello mondiale, ha iniziato ad adattarsi alla nuova cultura delle macchine, sembra quasi inevitabile che, nei prossimi decenni, si debba far fronte a una disoccupazione di massa di proporzioni mai viste finora.

Riflettendo sul significato della transizione in atto, il Nobel per l'economia Wassily Leontief ha messo in guardia sulle conseguenze dell'adozione di computer sempre più sofisticati:

«Il ruolo degli esseri umani come fattore più importante del processo produttivo è destinato a diminuire nella stessa misura in cui, nel settore agricolo, quello del cavallo è prima diminuito, poi completamente scomparso, in seguito all'adozione massiccia del trattore»."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)

venerdì 17 aprile 2015

Lavoro e Automazione

"Mentre le prime innovazioni industriali sostituivano l'energia fisica della forza lavoro, rimpiazzando corpi e muscoli con macchine, le nuove tecnologie fondate sui computer promettono la sostituzione della mente umana: macchine pensanti al posto di esseri umani in tutti gli aspetti dell'attività economica.

Le implicazioni sono profonde e di ampia portata.

Tanto per cominciare, più del 75% della forza lavoro occupata nella maggior parte delle nazioni industrializzate svolge funzioni ripetitive semplici.

Macchine automatizzate, robot e computer sempre più sofisticati possono eseguire molte, se non la maggior parte, di tali mansioni."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)

giovedì 16 aprile 2015

La parola d'ordine: re-engineering!

"Le schiere dei disoccupati e dei sottoccupati crescono quotidianamente in Nord America, in Europa e in Giappone.

Anche le nazioni in via di sviluppo stanno affrontando una crescente disoccupazione tecnologica, dal momento che le imprese multinazionali stanno ammodernando i propri stabilimenti in tutto il mondo, eliminando milioni di lavoratori non qualificati, che non possono più competere con i costi, la qualità e la velocità di consegna raggiunte dalla produzione automatizzata.

In un numero sempre crescente di Paesi, i giornali si riempiono di articoli che parlano di produzione leggera, re-engineering, qualità totale, post-fordismo, decruiting e downsizing."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)

mercoledì 15 aprile 2015

La Grande Illusione

"I dirigenti delle grandi imprese e gli economisti ortodossi ci assicurano che l'aumento del tasso di disoccupazione rappresenta un «aggiustamento» di breve termine alle potenti forze create dal mercato che stanno spingendo l'economia mondiale verso la Terza rivoluzione industriale, con le sue promesse di un nuovo, eccitante mondo di produzioni automatizzate ad alta tecnologia, di intensi scambi internazionali e di abbondanza senza precedenti di beni materiali.

Milioni di lavoratori restano scettici.

Ogni giorno un numero sempre maggiore di dipendendenti scopre ormai di essere fuori dal gioco; ogni giorno, negli uffici e nelle fabbriche di tutto il mondo, la gente aspetta e prega, piena di paure, sperando di essere riuscita a scamparla ancora una volta."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)

martedì 14 aprile 2015

La Terza Rivoluzione Industriale

"La Terza rivoluzione industriale è, mel bene e nel male, un evento con cui fare i conti.

Le nuove tecnologie dell'informazione e delle telecomunicazioni hanno il potenziale per liberare, come per destabilizzare, la società nel prossimo secolo.

Se riusciranno a liberarci, offrendoci una vita più piacevole, o se provocheranno una massiccia disoccupazione e una potenziale deprerssione mondiale, dipenderà in larga parte da come ogni singola nazione risponderà alla questione degli incrementi di produttività."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)

lunedì 13 aprile 2015

Lo Spiazzamento tecnologico

"Nel passato, quando le tecnologie si sostituivano ai lavoratori in un determinato campo, sono sempre emersi nuovi settori ad assorbire quella parte di forza lavoro diventata eccedente.

Oggi, i tre tradizionali comparti dell'economia - agricoltura, industria e servizi - stanno vivendo uno spiazzamento tecnologico che spinge milioni di persone nelle liste di disoccupazione.

L'unico nuovo settore che sta emergendo da questo processo è quello della conoscenza - il knowledge sector - costituito da una piccola élite di imprenditori, scienziati, tecnici, programmatori di computer, insegnanti e consulenti.

Sebbene sia in crescita, non ci si aspetta che tale ambito possa assorbire più di una minima frazione delle centinaia di milioni di individui che verranno espulsi dal mercato del lavoro nei prossimi decenni a causa dei rivoluzionari processi delle scienze dell'informazione e della comunicazione."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)

venerdì 10 aprile 2015

Un Mercato sempre più competitivo

"Non passa giorno senza che una multinazionale dichiari al pubblico di essere diventata più competitiva a livello globale e che i suoi profitti sono in aumento costante annunciando, allo stesso tempo, licenziamenti in massa.

Nel solo mese di gennaio 1994, le grandi imprese americane hanno eliminato più di 108.000 posti di lavoro.

La maggior parte dei tagli si verifica nel comparto dei servizi, dove le ristrutturazioni aziendali e l'introduzione di nuove tecnologie laborsaving causano più che altrove incrementi nella produttività, aumento dei profitti e minori opportunità di occupazione."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)

giovedì 9 aprile 2015

L'Era dell'Informazione

"L'era dell'informazione è iniziata.

Negli anni che ci attendono, tecnologie software sempre più sofisticate porteranno la nostra civiltà sempre più vicina al mito di un mondo senza lavoratori.

Nei comparti agricolo, manifatturiero e dei servizi, le macchine si sostituiscono al lavoro umano e rendono prevedibile l'avvento di un'economia di produzione quasi completamente automatizzata entro la metà del XXI secolo.

La massiccia sostituzione degli uomini con le macchine costringerà ogni nazione a ripensare il ruolo della persona nel processo sociale."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)

mercoledì 8 aprile 2015

La Disoccupazione in crescita

"Oggi, su scala globale, la disoccupazione ha raggiunto il livello più elevato dai tempi della Grande Depressione degli anni Trenta.

Nel mondo, più di 800 milioni di persone sono disoccupate o sottoccupate.

Questo numero è probabilmente destinato ad aumentare ulteriormente negli anni che ci separano dall'inizio del nuovo millennio, poiché milioni di individui si affacceranno per la prima volta sul mercato del lavoro per ritrovarsi senza alcuna possibilità di occupazione e molte saranno le vittime di una innovazione tecnologica che sostituisce sempre più velocemente il lavoro umano con le macchine in quasi tutti i settori dell'economia globale."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)

martedì 7 aprile 2015

I ricchi sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri

"La ricchezza globale si sta sempre più concentrando nelle mani di una ristretta elite di ricchi individui che hanno generato e sostenuto i loro ingenti averi grazie ad interessi ed attività in alcuni importanti settori economici, tra i quali la finanza e il settore farmaceutico e sanitario.

Le imprese appartenenti a questi settori spendono milioni di dollari all’anno per attività di lobby volte a favorire un ambiente politico che possa proteggere e rafforzare ulteriormente i loro interessi.

Le più fruttuose attività di lobby negli Stati Uniti riguardano il bilancio e il fisco, ovvero gli ambiti di gestione delle risorse pubbliche che dovrebbero essere indirizzate a beneficio dell’intera popolazione, piuttosto che rispondere ad interessi di potenti lobby."

Vedi il Rapporto Oxfam "Grandi disuguaglianze crescono" - gennaio 2015