martedì 30 giugno 2015

L'eliminazione del "lavoro da negri"

"Negli anni Sessanta, l'introduzione dei computer e delle tecnologie a controllo numerico nelle fabbriche accelerò il processo di spiazzamento tecnologico.

Nelle quattro più grandi città d'America – New York, Chicago, Filadelfia e Detroit, dove i neri costituivano una larga fetta della forza lavoro operaia non qualificata – vennero persi più di un milione di posti di lavoro nell'industria, nella distribuzione e nel commercio al dettaglio.

James Boggs diede voce alle preoccupazioni di molti membri della comunità nera dichiarando: «Informatizzazione significa eliminazione del 'lavoro da negri'".

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)

lunedì 29 giugno 2015

Le prime vittime dell'automazione

"Il numero dei posti di lavoro in attività manifatturiere a Detroit diminuì drasticamente nella metà degli anni Cinquanta, a seguito dell'automazione e della ricollocazione periferica degli stabilimenti.

I lavoratori di colore, che solo pochi anni prima erano stati spiazzati dalla raccoglitrice meccanica di cotone nel Sud agricolo, si ritrovarono ancora una volta a essere le vittime della meccanizzazione.

Negli anni Cinquanta il 25,7% dei dipendenti della Chrysler e il 23% di quelli della General Motors erano afroamericani e, dal momento che appartenevano per la maggior parte alla forza lavoro non qualificata, furono i primi a essere licenziati a causa dell'automazione."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)

venerdì 26 giugno 2015

Le esigenze dell'automazione

"A partire dalla metà degli anni Cinquanta le imprese iniziarono a costruire un numero crescente di impianti produttivi automatizzati nelle nuove aree industriali della periferia urbana.

L'automazione e la ricollocazione periferica degli impianti crearono una crisi di dimensioni tragiche tra i lavoratori neri non qualificati.

I vecchi stabilimenti a più piani collocati nei centri abitati lasciarono il posto a nuove fabbriche su un unico livello, più compatibili con le esigenze delle tecnologie dell'automazione."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)

giovedì 25 giugno 2015

Gli effetti dell'automazione

"Mentre l'automazione si diffondeva a macchia d'olio in tutto il Paese, i suoi effetti cominciavano a farsi sentire sui lavoratori e sulla società.

Il primo gruppo a subirne l'impatto fu quello dei neri.

La storia degli effetti dell'automazione sulla comunità afroamericana è uno degli episodi meno noti, ma più salienti, della storia sociale del XX secolo."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)

mercoledì 24 giugno 2015

La fabbrica senza operai

"La fabbrica senza operai, tanto sognata dai manager, si avvicinò ancora di un passo nei primi anni Sessanta, grazie all'introduzione del computer negli stabilimenti.

Le macchine pensanti erano in grado di gestire una quantità di mansioni assai più grande di quella che avrebbe anche solo potuto essere immaginata da Del Harder, quando, dopo la guerra, concepì l'idea della prima divisione automazione alla Ford Motor Company.

Il nuovo approccio all'automazione informatizzata veniva chiamato «controllo numerico» (N/C)."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)

martedì 23 giugno 2015

L'intelligenza artificiale

"Il termine «intelligenza artificiale» venne coniato in occasione del primo congresso sull'intelligenza artificiale, che si svolse al Dartmouth College nel 1956.

Oggi, quando gli scienziati parlano di intelligenza artificiale, si riferiscono di solito all'«arte di creare macchine che possano eseguire funzioni che richiedono intelligenza quando vengono eseguite da persone».

Sebbene ci sia ragione di disaccordo tra scienziati, filosofi e sociologi su che cosa costituisca «vera» intelligenza – considerata in opposizione alla semplice capacità di computazione – non c'è dubbio che i computer si stiano facendo carico di funzioni di complessità crescente e, nel farlo, stiano modificando in maniera determinante il concetto che abbiamo di noi stessi e della società."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)

lunedì 22 giugno 2015

Le Tre Rivoluzioni Industriali

"Durante la Prima rivoluzione industriale, l'energia prodotta dal vapore venne utilizzata per l'estrazione dei metalli, per la produzione tessile e per la fabbricazione di una vasta gamma di beni che prima di allora erano stati manufatti.
[...]
La Seconda rivoluzione industriale ebbe luogo tra il 1860 e la prima guerra mondiale. Il petrolio iniziò a competere con il carbone e l'elettricità venne efficacemente imbrigliata per la prima volta, creando una nuova fonte di energia per muovere motori, illuminare le città e fornire comunicazione in tempo reale.
[...]
La Terza rivoluzione industriale iniziò a prendere forma immediatamente dopo la seconda guerra mondiale, ma solo ora sta iniziando ad avere un impatto significativo sul modo in cui la società organizza le proprie attività economiche. Macchine automatiche a controllo numerico, computer avanzati e programmi sofisticati stanno invadendo anche quella che è rimasta l'ultima sfera di pertinenza umana: il dominio della mente."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)

venerdì 19 giugno 2015

Le Forze del Mercato

"Oggi, l'ormai centenario sogno di un tecno-paradiso del futuro è a portata di mano.

L'informatica e la rivoluzione delle comunicazioni sembrano in grado di mantenere, entro il prossimo secolo, l'antica promessa di un mondo quasi privo di lavoro.

Ironicamente, quanto più ci sembra di avvicinarci alla fruizione tecnologica del sogno utopistico, tanto più il futuro ci appare distopico e ciò accade perché le forze del mercato continuano a generare produzione e profitto, senza preoccuparsi affatto di procurare tempo libero e piacere supplementare ai milioni di persone il cui lavoro è diventato ridondante."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)


giovedì 18 giugno 2015

Utopia tecnologica?

"Ogni società crea un'immagine idealizzata del futuro, una visione che serve a indirizzare l'immaginazione e le energie dei suoi componenti.

Nell'antichità la nazione ebraica pregava per raggiungere la Terra promessa del latte e del miele; secoli dopo, i preti cristiani sbandierarono la promessa della salvezza eterna nel Regno dei cieli.

Nell'età moderna, l'idea di una futura utopia tecnologica è stata la visione guida della società industriale."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)

mercoledì 17 giugno 2015

La sopravvivenza dei lavoratori

"Oggi molte persone trovano difficile comprendere come il computer e le altre tecnologie introdotte dalla rivoluzione informatica – che avevano sperato fossero in grado di liberarli – possano invece essersi trasformati in un mostro meccanico che deprime i salari, distrugge l'occupazione e minaccia la stessa sopravvivenza di molti lavoratori.

Ai lavoratori americani era stato fatto credere che, diventando sempre più produttivi, sarebbero riusciti a liberarsi dalla schiavitù del lavoro; ora, per la prima volta, si sta dicendo loro che spesso gli aumenti di produttività non provocano aumenti del tempo libero, ma code all'ufficio di collocamento."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)

martedì 16 giugno 2015

La questione fondamentale

"La domanda è se le tecnbologie della Terza rivoluzione industriale esaudiranno il sogno degli economisti di produzione e profitti infiniti o quello della gente di un futuro migliore.

La risposta a questa domanda dipende, in larga misura, da quale di queste due visioni del futuro dell'umanità avrà la capacità di radunare sotto di sé le forze, il talento e la passione delle prossime generazioni.

La visione degli imprenditori ci rinchiude in un mondo fatto di relazioni di mercato e di considerazioni commerciali; la seconda – sostenuta da molti dei più celebri filosofi utopisti – ci condurrà a una nuova era nella quale le forze commerciali del mercato saranno temperate dalle forze solidaristiche di una società illuminata."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)

lunedì 15 giugno 2015

Il Paradiso Tecnologico

"Se gli imprenditori hanno sempre considerato le tecnologie come un mezzo per generare incrementi nella produzione, maggiori profitti e più occupazione, il pubblico ha coltivato un'immagine diversa: quella che un giorno le tecnologie sostituiranno la manodopera e renderanno l'uomo libero in un mondo migliore.

La fonte della loro ispirazione non sono stati gli scritti asciutti e tecnici degli economisti, ma la pletora dei romanzieri e degli scrittori di saggistica popolare che, con le loro vivide descrizioni di un futuro paradiso tecnologico, libero dal lavoro e dalla fatica, hanno agito come un magnete, guidando il pellegrinaggio di intere generazioni verso quello che si credeva fosse il nuovo paradiso terrestre."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)

venerdì 12 giugno 2015

Le innovazioni tecnologiche

"Nonostante si accumulino le prove dell'impatto destabilizzante della nuova rivoluzione delle alte tecnologie, i leader di governo perseverano nel considerare valida la teoria dell'«effetto a cascata della tecnologia», credendo – senza vedere le prove del contrario – che le innovazioni tecnologiche, gli aumenti della produttività e la caduta dei prezzi basteranno a spingere verso l'alto la domanda e a creare più posti di lavoro di quanti se ne stiano perdendo."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)

giovedì 11 giugno 2015

Tagli alla spesa pubblica

"Molta della attuale, febbrile corsa ai tagli nella spesa pubblica e alla diminuzione del deficit è legata alla convinzione che la riduzione del debito serva a far scendere i tassi di interesse, che stimolerebbero la spesa per consumi e per investimenti.

Sebbene sia probabile che tassi d'interesse più contenuti possano stimolare un incremento delle costruzioni di case di abitazione e le vendite di automobili, è altrettanto probabile che vengano compensati dall'aumento della disoccupazione e dalla conseguente contrazione della propensione al consumo provocati in via indiretta dai tagli alla spesa pubblica."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)

mercoledì 10 giugno 2015

Nuove figure professionali

"Il solo nuovo comparto che inizia ad affacciarsi all'orizzonte del nostro sistema economico è quello della conoscenza: un gruppo elitario di settori e di discipline professionali responsabili di spianare la strada alla nuova economia automatizzata ad alta tecnologia del futuro.

Le nuove figure professionali – i cosiddetti analisti di simboli o knowledge workers – provengono dal campo della scienza, della progettazione, del managment, della consulenza, dell'insegnamento accademico, del marketing, dei media e dello spettacolo.

Sebbene il loro numero sia destinato a crescere, rimarrà comunque piccolo a confronto con i milioni di posti di lavoro che verranno resi ridondanti dalle nuove «macchine pensanti»."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)

martedì 9 giugno 2015

"Riassorbire" i senza-lavoro

"Nei primi anni di questo secolo, un settore manifatturiero in crescita esponenziale è stato in grado di assorbire molti dei milioni di salariati agricoli e di coltivatori diretti messi fuori gioco dalla rapida meccanizzazione dell'agricoltura.

Tra la metà degli anni Cinquanta e i primi anni Ottanta, un comparto dei servizi in rapida crescita è riuscito a reimpiegare buona parte dei «colletti blu» spiazzati dall'automazione.

Oggi, al contrario, mentre tutti questi settori sono soggetti a rapide ristrutturazioni e a processi di automazione spinta, non se ne è sviluppato alcuno «significativo» in termini occupazionali, in grado cioè di assorbire i milioni di senza-lavoro."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)

lunedì 8 giugno 2015

Nuovi mercati più lavoro?

"In ogni caso, gli sforzi che le imprese stanno compiendo per creare nuovi mercati hanno ottenuto solo successi marginali, per la semplice ragione che le stesse forze economiche che stanno agendo in America condizionano gran parte dell'economia mondiale.

In Europa, in Giappone e in un numero crescente di Paesi in via di sviluppo, il re-engineering e l'automazione stanno sostituendo la manodopera a un ritmo in progressiva accelerazione, facendo allo stesso tempo contrarre la domanda interna in quegli stessi Paesi."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)

venerdì 5 giugno 2015

Più o meno occupazione?

"Nel mondo delle imprese sono in molti a riconoscere che una parte delle innovazioni e dei settori ad alta tecnologia crea meno occupazione di quanto ne distrugga.

Ciò nonostante, continuano a credere che le perdite di domanda sul mercato interno vengano compensate dall'incremento della domanda estera e dall'apertura di nuovi mercati.

Oggi le imprese multinazionali sono impegnate in una dura battaglia per l'abbattimento delle barriere al commercio internazionale e si stanno spingendo in regioni vergini alla ricerca di nuovi mercati per i crescenti volumi di beni e servizi prodotti."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)

giovedì 4 giugno 2015

Gli "ottimisti tecnologici"

"Lo sviluppo delle tecnologie informatiche e delle telecomunicazioni minaccia di distruggere decine di milioni di posti di lavoro nei prossimi anni e di far declinare costantemente l'importanza della manodopera in molti settori e in molte categorie professionali.

Gli «ottimisti tecnologici» ribattono che i nuovi prodotti e servizi di alta tecnologia creeranno nuova occupazione e mettono l'accento sul fatto che, nei primi anni di questo secolo, l'automobile ha reso obsoleti carri e cavalli, ma ha generato milioni di nuovi posti di lavoro."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)

mercoledì 3 giugno 2015

La debolezza del sistema industriale

"Nonostante i molti nuovi piani statali avviati negli Stati Uniti e negli altri Paesi nel corso degli anni Trenta, la debolezza endemica del sistema industriale – che aveva prodotto, in prima istanza, una crisi economica di proporzioni planetarie – continuò a condizionare la comunità economica internazionale.

Solo la guerra riuscì a salvare l'economia americana.

Entro un anno dall'entrata in guerra degli Stati Uniti, la spesa pubblica decollò da 16.900 miliardi di dollari a 51.900."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004) 

lunedì 1 giugno 2015

Il successo "parziale" del New Deal

"Anche a voler essere generosi, il New Deal ebbe solo un successo parziale.

Nel 1940, la disoccupazione negli Stati Uniti era ancora intorno al 15% e, sebbene il tasso fosse assai mano elevato che nel 1933 – quando aveva raggiunto un massimo del 24,9% – l'economia non era ancora uscita dalla depressione.

Comunque i molti programmi di riforma voluti da Roosevelt definirono un ruolo nuovo per il governo federale: un ruolo che si è profondamente radicato nel settore pubblico."

Cit. da "La fine del lavoro" di Jeremy Rifkin - 1995
(Nuova edizione Oscar Mondadori 2004)